I ricordi di Rocco Cima "Quanti episodi con cittadini, colleghi, amministratori" collocato in pensione da impiegato comunale di Amantea |
Pubblichiamo questa pagina di Rocco Cima che va in pensione dopo una vita di dezione al lavoro, rispettato da tutti per il positivo prodigarsi ai bisogni della collettività.
E’ arrivata la pensione, un traguardo al quale tutti vogliamo arrivare. Ciò mi gratifica immensamente. Di tutto il percorso lavorativo della mia vita ne ho fatto un valore serio, con tanta voglia di crescere, portato avanti con passione e umiltà, ricompensato dalla fiducia di tutti quelli che mi hanno conosciuto.
La mia numerosissima famiglia di pescatori m’imponeva di crescere in fretta.
I gemelli Rocco e Francesco Cima nel 1954A 8 anni (al pomeriggio e nei mesi estivi) lavoravo già nella segheria (anche mio fratello Francesco) inchiodando cassette per frutta e pesce. Il mio primo “salario” fu di 50 lire al giorno. Ricordo il sabato in cui ricevemmo la prima “busta paga” di 300 lire, era un mese estivo, andammo a fare il bagno prima di tornare a casa.
Mio fratello perse i soldi sulla spiaggia, cercammo in lungo e largo inutilmente. Francesco cominciò a piangere ed io con lui. Presi i miei soldi che avevo legato in un fazzoletto e li dividemmo.
Rocco Cima 1961 nell'azienda delle gassose
A 13 anni andai a lavorare nell’azienda di Totonno Vairo che produceva gassose; fù una esperienza significativa con una persona perbene che fece da secondo padre. Per tre anni fu una guida utile alla mia crescita. Mi ripeteva continuamente d’imparare e mettere da parte; consigli utili che risultarono preziosi negli anni successivi.
A 16 anni sono emigrato in Svizzera nel cantone tedesco, con me anche mio fratello Francesco.
Erano i tempi delle valige di cartone e dei saluti delle mamme alla stazione con il fazzoletto fino a quando il treno scompariva oltre Catocastro.
Al primo viaggio, vedendo scorrere il mare dal finestrino, mi prese una gran paura non sapendo a cosa andavo incontro e cosa avrei trovato: piansi tremando sul predellino della carrozza.
Rocco e Francesco Cima - Svizzera 1968
Fu altra cosa alla partenza del secondo anno; alla stazione mia madre continuò a salutare con il fazzoletto, ma dopo il Catocastro non tremai né piansi più dalla paura.
Una società, quella elvetica, completamente diversa che ha richiesto grande sforzo di adeguamento, dedizione e applicazione. Ne venimmo fuori, io e mio fratello, grazie anche alla presenza di nostra sorella maggiore.
Andar via di casa così giovani era allora una cosa normale per mantenere le famiglie numerose e per un possibile futuro di certezze.
L’altalenante esperienza svizzera durò sei anni, poi rientrai definitivamente. Un periodo di crescita umana, sociale, lavorativa. A vivere realtà così diverse ti fa diventare adulto prima e abitua a muoverti su qualunque strada ti toccherà camminare.
A quell’epoca le opportunità lavorative con il Comune, estemporanee e stabili, erano maggiori. Cominciai con chiamate occasionali con un guadagno mensile di 3.000 lire. Era una cifra modesta che poteva aprire il futuro; fortunatamente così fu con l’occupazione stabile durata fino ad oggi.
Fin dall’inizio ho cercato di meritarmi tale sicurezza ripagando come meglio potevo, con assiduo impegno ai limiti del sacrificio. Tanti anni sono trascorsi, tutti utili a completarmi come lavoratore, uomo, cittadino. Credo di aver avuto sempre un comportamento leale verso tutte le amministrazioni a partire dalla prima del prof. Alecce all’ultima di Franco Tonnara: due sindaci e due persone che ricorderò sempre con affetto. Rocco Cima 2007 nelle attività comunali Ripercorrendo i decenni nel Comune scorrono nella mente ricordi incancellabili con amministratori, colleghi e cittadini. Ringrazio gli amministratori che sempre hanno riposto in me completa fiducia assegnandomi ruoli che ho sempre cercato di meritare. Ho vissuto accanto a colleghi (interni e delle cooperative esterne) con il comune senso del dovere cercando di assicurare i servizi necessari alla popolazione e al territorio. Un pensiero va ai colleghi che non ci sono più, un abbraccio a chi prima di me ha raggiunto la pensione, un grazie di cuore e una raccomandazione a quelli che restano: continuate a garantire il funzionamento dei servizi, come sempre, con passione e senso del dovere.
Una vita trascorsa tra la gente amanteana che si è sempre dimostrata comprensiva e tollerante anche quando le soluzioni tardavano ad arrivare, grazie Amantea.
Rocco Cima 03-03-2014
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