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Anche Elena Arone lascia la maggioranza (Nel Consiglio comunale di Amantea del 30-12-2016) Un destino scontato quello della consiliatura? (uno storico aneddoto marinaro assimilabile al contesto dell'amministrazione amanteana in carica) ...E 'nnamini unu (Alessandro Salvatore), ...E 'nnamini dugua (Sergio Tempo), ...E 'nnamini trija (Elena Arone)... 'U pecuraru 'i Capu Bonifati...riuscì, con il bastone, a divincolare i pescatori anchilosati. Dai racconti di mare di mio nonno paterno (cosi ca si cuntavunu...e si cuntunu ancora) di Antonio Cima 30-12-2016 |
Una ciurma di pescatori di Amantea, raccontava mio nonno paterno intorno al braciere nelle fredde serate invernali agli inizi degli anni ‘60, nella speranza di fare un abbondante pescato, si spinse “fora du maru nuostru” fino a Capo Bonifati, a nord di Cetraro.
Partirono a remi all'ora dello spirò (lo spirar del sole), arrivarono a notte fonda trovando un consistente grecale e la luna ancora viva.
Aspettando le migliori condizioni di mare, vento, luna, decisero di scendere a riva, portando la barca in secca sulla spiaggia orientandola in direzione della pulara (stella polare) in contrasto al vento.
Trovandosi in una rada con abbondanza di orfanielli (legna e arbusti di spiaggia), ne raccolsero in quantità, accesero il fuoco disponendo una carcara nella sabbia e si sdraiarono sottovento addossati alla murata di ponente per ripararsi dal grecale che pungente scivolava dalla collina come in tutta la costa tirrenica, ove, nei promontori dei capi, si manifesta ancor più pungente. Per proteggersi dal freddo i pescatori si strinsero l’un l’altro intrecciando le gambe e avviluppandosi come nei canti danteschi si usa rappresentare i dannati.
Successe una cosa che mai fù riscontrata prima: un sonno profondo colse i pescatori che, svegliandosi all’alba, saltarono la pesca.
Nel contempo il freddo, l’età non più giovanile, la lunga pausa in posizione rigida, crearono una immagine surreale: le gambe dei pescatori si erano anchilosate aggrovigliando i corpi come nel celebre quadro la zattera della Medusa del pittore francese Théodore Géricault.
Cercarono di divincolarsi, i pescatori, senza riuscirvi.
Da li a poco passò sulla duna, nella zona lato monte della spiaggia, un pastore con circa cinquanta pecore.
‘U nachjeru (il capo ciurma) chiese all'uomo di soccorrerli.
Il pecoraio si distaccò dalle pecore, si avvicinò ai sofferenti marinai e subito capì cosa fare.
Si posizionò davanti all’intreccio umano, divaricò le gambe per assestarsi sulla sabbia, alzò il bastone con entrambe le mani e, vibrandolo con decisione, lo scagliò sulle gambe del pescatore più vicino.
L’urlo del pescatore fù acuto, ma il dolore straziante fù ripagato dal potersi divincolare dal gruppo alzandosi con il sostegno dello scalmo di poppa posizionato sopra la testa.
Vedendo alzare il pescatore il pecoraio esclamò:
”e ’nnamini unu” che in lingua madre sarebbe “ne abbiamo uno” ovvero "il primo è fatto".
Il pecoraio ripetè il gesto…”e ‘nnamini dugua”, poi “e ‘nnammini trija", fino al penultimo.
Quell’episodio inusitato e inspiegabile non consentì alcuna pesca e scrisse una pagina poco edificante per la marineria clampetina.
In ambito marinaro questo fantasticato evento viene spesso utilizzato retoricamente quando si determina una situazione ingarbugliata dalla quale risulta difficile liberarsi.
Corre voce che dal Comune di Amantea qualcuno si sia rivolto al nipote di quel pecoraio che, sulla base dell'esperienza del nonno, si stia adoperando per il divincolamento.
“E ‘nnamini unu” ha esclamato il giovane pecoraio di Capo Bonifati vedendo il consigliere Alessandro Salvatore divincolarsi dalla maggioranza;
“E ‘nnamini dugua” ha enfatizzato ancora vedendo il consigliere e assessore Sergio Tempo alzarsi dalla duna Rosa Arcobaleno;
“E ‘nnamini trija” ha esultato al rialzarsi della consigliera Elena Arone;
Ora tutti sono ansiosi di sapere chi sarà il prossimo e definitivo.
Antonio Cima 30-12-2016
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