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Pagine di storia recente quel disastro ferroviario di Fiumarella il 23 dicembre 1961 lungo le Ferrovie Calabro-lucane da Soveria Mannelli a Catanzaro; perirono 71 persone, ma la Calabria ha rimosso questo giorno. |
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vedi foto del disastro e articoli dell'epoca | |||||
Era il 23 dicembre del 1961 di un mattino freddo e piovoso. Era l’antivigilia di Natale, giorno propizio per fare acquisti, giorno lavorativo per impiegati ed operai, giorno qualunque per chi vende i prodotti da portare al mercato e ultimo giorno di scuola per studenti prima delle vacanze festive. Così era per le persone che vivevano a Soveria Mannelli, Decollatura, Serrastretta , Motta S. Lucia, Conflenti, Carlopoli, Panettieri, Cicala, San Pietro Apostolo, Gimigliano e altri piccoli paesi della zona che utilizzavano, quale mezzo di trasporto, il treno delle Ferrovie Calabro- Lucane per recarsi al loro capoluogo di provincia. Quel mattino, come altri giorni, la littorina partiva alle 6.43 da Soveria Mannelli per giungere a Catanzaro Città intorno alle ore 8. Quel giorno l’allegria degli studenti era più intensa per l’imminente pausa scolastica e pervadeva tutti i numerosissimi passeggeri che erano stipati nella motrice e nel vagone rimorchio. Quel giorno, come gli altri giorni, dopo Gimigliano, nel tratto tra Gagliano e Catanzaro, dopo una galleria in curva, il treno attraversava un ponte sul torrente Fiumarella a pochi chilometri dalla sua destinazione. La sua velocità era eccessiva ed altre ipotesi furono investigate ma quel giorno del 23 dicembre, alle ore 7.45, il cordone meccanico che univa le due vetture si spezzò ed il vagone rimorchio, con 99 viaggiatori, precipitò nel vuoto del viadotto. Non risposero più all’appello della Vita 71 persone, in maggioranza giovani. Un politico del luogo ha scritto: **I paesi della Presila catanzarese ed in particolare Decollatura (31 morti) furono particolarmente segnati dalla tragedia; nell’Italia che si apriva al boom economico, i ragazzi rimasti nel greto del fiume rappresentavano per quelle popolazioni “la Meglio Gioventù”, la speranza di un riscatto sociale e morale. Le famiglie avevano investito nei loro studi, spesso con notevoli sacrifici, sognando per loro un avvenire diverso da quello dei loro padri, fatto di duro lavoro nei campi e di dolorosa emigrazione**. E’ successo solo 50 anni fa! Ma questa tragedia, chissà perchè, non è mai entrata pienamente nella memoria collettiva dei calabresi. Allora è meritorio, in questo anniversario, che ci sia stata una cerimonia “per ricordare” alla quale hanno partecipato gli abitanti e le Autorità di quei territori colpiti. Le Ferrovie della Calabria con un treno speciale hanno ripercorso quel tratto in un viaggio della memoria e nella stazione di Catanzaro hanno posto una targa sulla quale sono impresse le parole: “Il tempo non cancellerà i loro sorrisi, la memoria ne conserverà la gioventù spezzata”. Non tanta gente ha trattato l’evento e per questo sono da lodare dirigenti, insegnanti e studenti degli istituti comprensivi delluogo, così come le persone con i loro siti web dedicati all’argomento, che hanno svolto opera di recupero e ricerca, riportando frammenti di racconti ed immagini di quelle tragiche giornate che fanno memoria. Da questo loro lavoro, quale segno di ricordo e di omaggio per chi non è più e di vicinanza per i loro familiari, si riporta anche un estratto di un lungo componimento in versi della poetessa e insegnante Palmira Fazio Scalise, dedicata alla memoria di una sua allieva perita nell’incidente. Il tutto, semplicemente, “per non dimenticare”. |
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Nel mattino che sorge il treno corre ansando,col suo gran carico umano. E’ un’alba fredda,livida, invernale; Canticchiano, gioiosi, gli studenti, fanno progetti, cullano speranze. Tutti ragazzi spensierati e belli, Parlan d’amore e sport e delle lezioni, degli insegnanti, della care scuole, e fischian ritornelli di canzoni. Hanno la luce in fondo a le pupille, hanno nel cuore i sogni il riso e il sole, vengon da case povere e tranquille. del ponte,il salto tragico nel vuoto un tonfo sordo che ha spezzato il petto. Giace ,carcassa orribile, il vagone precipitato...un grande ammasso informe sul greto aguzzo, in fondo d’un burrone. E piove. Piove ancor dirottamente... piange anche il ciel su quella bara enorme che affonda dentro l’acqua del torrente. che si spegne, obliata, nel camino. domani, invan, si cercherà la mamma e il babbo che non torna dal lavoro nè il ragazzo da scuola e il fratellino che più non gioca e sogna sogni d’oro. Quante persone morte, quanti visi il cui ricordo è in me limpido e vivo quanti nomi che in or vi trovo incisi. Figure che,negli anni miei più belli, vidi e conobbi nel mio suol nativo |
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